Nostalgia di antiche irresponsabilità, quando ogni errore veniva condonato o pagato da altri. Quando ogni emozione aveva tutto il fascino esotico di qualcosa mai provato prima. Ogni delusione lavata con una sciacquata di Long Island e una notte passata sulla tazza del cesso a vomitare. Come è ingannevole la mente... Corregge refusi e prospettive sbagliate, stecche, crea simmetrie laddove c'è solo disordine, edulcora ricordi e traumi; esalta successi indorandoli per la propria posterità come Cesare nel "De bello gallico"... Ora, riportate alla ribalta, queste antiche celie, questi innocenti fatui turbamenti giovanili, suonano patetici e poco credibili come la trentesima replica di un'opera, quando i cantanti, il direttore e l'orchestra sono sfiniti e paiono non credere più nemmeno loro in quel che fanno, cercando solo a fatica di concentrarsi sulla resa tecnica più che su un significato ormai trito... Tutto scorre, e nemmeno il ricordo sa essere veritiero, giacché la mente ha già truccato quello che c'era da truccare e insabbiato quello che c'era da insabbiare.
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