A te, raggiante ragazza bionda riccia, con un tatuaggio sul braccio destro raffigurante un occhio egizio inscritto in un cerchio, che vedo alla fermata di Cadorna MM1 quasi tutte le mattine intorno alle 07:00 e scendere a Lotto. Una volta ho avuto persino la fortuna di averti come vicina di seggio per puro caso anche sulla verde da Cadorna MM2 fino a Cernusco S/N. Ti sei crogiolata nell'intuire che ti osservavo... Vestita sempre in modo così provocante, gambe di ballerina o di atleta. Avrei voluto trovare un pretesto qualsiasi pur di attaccare discorso. Nel tatuaggio, oltre al geroglifico, era inscritto un nome di uomo, Matteo, e lì per lì ho pensato di chiederti se fosse un segno trascorso o ancora attuale, il ricordo di una follia impossibile, un damerino fedifrago, o un sedimento così incrostato al punto da inciderne il suo potere su di te a caratteri indelebili. Ma quando ho pensato a tutto questo era giunto il momento di scendere e lasciarti arrivare sino al capolinea, o semplicemente alla fermata dopo... Dopo una manciata di stazioni fianco a fianco, con la frastornante ebbra percezione del calore irradiato dal tuo corpo ferino, coi miei lombi inturgiditi dalla fantasia di possederti. Forse non ti conoscerò mai, e il vederti sarà sempre come attraverso la vetrina di un negozio in cui non oso entrare, per paura di essere mal servito avendolo idealizzato, ma quando ti scorgo nella folla sento un tramestio dentro durante la monotonia senza fine del tragitto verso il lavoro, e vedo l'eco della tua immagine ancora molto tempo dopo essere sceso dal treno... Sogno, illusione? Non so. Divagando mi accontento di pensarti mia, di immaginarmi prossimo ad averti, non potendoti amare fisicamente. E ciò mi deve bastare.
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