LA BIBLIOTECA DI BABELE
  1. Il Canto del Cigno

    AvatarBy orsonwelles il 20 Oct. 2013
     
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    Il Lied in Schubert - vertice assoluto della sua poetica e della sua sapienza compositiva assieme alla musica da camera - è quasi sempre permeato da una disperazione più o meno manifesta, un senso di rinuncia, da screziature di morte che emergono qua e là nel pentagramma quasi ad ogni fraseggio. Un fragile, delicato equilibrio tra il desiderio costantemente inappagato e un volere stanco, un malessere pressoché costante, e, quand'anche in apparenza spensierato, come il celeberrimo Die Forelle da cui è tratto anche il bellissimo omonimo quintetto, si tratta di un'allegria fragile come porcellana sul bordo di una consolle: questa la cifra di tutti i suo Lieder, che non trovano qualitativamente pari nel genere in nessuno. Si ascoltino i tre grandi cicli Schwanengesang, Winterreise, Die schöne Mullerin ma anche molti altri, tra cui il bellissimo Erlkönig tratto da poesia di Goethe, dove il baritono deve spersonalizzarsi in una moltitudine: il padre al galoppo per trarre in salvo il bambino, il bambino, il malefico re degli elfi... O Gretchen am Spinnrade sempre da testo di Goethe...
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