LA BIBLIOTECA DI BABELE

BITCHES BREW



L'uomo che non ha musica dentro di sé, né è commosso dall'accordo di dolci suoni, è incline ai tradimenti, agli stratagemmi e ai profitti; i moti del suo spirito sono tristi come la notte, e i suoi affetti bui come l'Erebo: non fidatevi di un uomo simile. Ascoltate la Musica. (W. Shakespeare , Il mercante di Venezia)



  1. Butchery view

    AvatarBy orsonwelles il 21 Oct. 2013
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    Un maiale sa perfettamente quando sta per essere avviato allo scannatoio. Il discorso della verità oggi è giunto puntuale come mi ero sentito. Niente urla strazianti però. Solo la dimessa rassegnazione che si poteva avere in un tristo inutile giorno di pioggia ottobrina, come questa stupida domenica; la consapevolezza tardiva che, oltre un certo limite, un vestito troppo liso non è più ulteriormente rabberciabile. Il tempo è un baro spregevole che si adopera per allungare o accorciare i momenti proprio in direzione opposta alla nostra volontà stanca. Fradicio, cammino per le vie morte, animate solo dalle luci diafane di negozi che sembrano teatrini d'avanspettacolo, e da manichini di cartapesta già consunti in attesa del tram di turno, o che si trascinano per le strade del centro cercando vano ristoro nei bar rutilanti... e mi pare che nessuna forma di movimento abbia un senso.
    Last Post by staffina il 5 Jan. 2014
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  2. Il Canto del Cigno

    AvatarBy orsonwelles il 20 Oct. 2013
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    Il Lied in Schubert - vertice assoluto della sua poetica e della sua sapienza compositiva assieme alla musica da camera - è quasi sempre permeato da una disperazione più o meno manifesta, un senso di rinuncia, da screziature di morte che emergono qua e là nel pentagramma quasi ad ogni fraseggio. Un fragile, delicato equilibrio tra il desiderio costantemente inappagato e un volere stanco, un malessere pressoché costante, e, quand'anche in apparenza spensierato, come il celeberrimo Die Forelle da cui è tratto anche il bellissimo omonimo quintetto, si tratta di un'allegria fragile come porcellana sul bordo di una consolle: questa la cifra di tutti i suo Lieder, che non trovano qualitativamente pari nel genere in nessuno. Si ascoltino i tre grandi cicli Schwanengesang, Winterreise, Die schöne Mullerin ma anche molti altri, tra cui il bellissimo Erlkönig tratto da poesia di Goethe, dove il baritono deve spersonalizzarsi in una moltitudine: il padre al galoppo per trarre in salvo il bambino, il bambino, il malefico re degli elfi... O Gretchen am Spinnrade sempre da testo di Goethe...
    Last Post by orsonwelles il 20 Oct. 2013
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  3. 26.04.1926

    AvatarBy orsonwelles il 6 Oct. 2013
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    Se ti vuoi ammazzare, perchè non ti vuoi ammazzare?
    Ah, approfittane!, che io che amo tanto la morte e la vita,
    se osassi amazzarmi, anch'io mi ammazzerei...
    Ah, se vuoi osare, osa!
    A che ti serve il quadro successivo delle tue immagini esterne
    che chiamiamo mondo?
    la cinematografia delle ore recitate
    da attori con pose e convenzioni prestabilite,
    il circo policromo del nostro dinamismo senza fine?
    A che ti serve il tuo mondo interiore che disconosci?
    Forse, ammazzandoti, potrai conoscerlo davvero...
    Forse, finendo, comincerai...
    E a ogni modo se ti stanca essere,
    stancatene almeno nobilmente
    e non cantare come me la vita per sbornie,
    non salutare come me la morte in letteratura!

    Sei necessario? Oh futile ombra chiamata gente!
    Nessuno è necessario; non sei necessario a nessuno...
    Senza di te, tutto andrà bene senza di te.
    Forse è peggio per gli altri che tu esista piuttosto che tu ti ammazzi,
    forse pesi di più durando che cessando di durare...

    Il dolore degli altri?... Hai il rimorso anticipato che ti piangano?
    Stai tranquillo, ti piangeranno poco...
    L'impulso vitale asciuga le lacrime poco a poco,
    quando non sono versate per noi stessi,
    quando sono per ciò che succede ad altri: specie la morte,
    che è cosa dopo la quale agli altri non succede più niente...

    Dapprima è l'angoscia, la sorpresa della visita
    del mistero dell'assenza della tua vita parlata...
    Poi l'orrore della bara visibile e materiale,
    e gli uomini in nero, che esercitano la professione di stare lì.
    Poi la famiglia che veglia inconsolabile, raccontando storielle,
    dicendo che peccato che tu sia morto;
    e tu mera causa occasionale di questi piagnistei,
    tu veramente morto, molto più morto di quanto credi...
    Molto più morto di quanto pensi, quì,
    seppure tu possa essere più vivo altrove...

    Poi il tragico ritiro verso la fossa o il loculo,
    e poi il principio della morte del tuo ricordo.
    Dapprima cè in tutti un sollievo
    dalla tragedia un pò seccante che tu sia morto...
    Poi la conversazione si alleggerisce man mano
    e la vita riprende il suo tran tran...

    Infine, lentamente, ti dimenticano.
    Sei ricordato solo in due date ricorrenti:
    l'anniversario della tua nascita e quello della tua morte.
    E poi basta, più nulla, assolutamente più nulla.
    Due volte all'anno ti pensano,
    due volte all'anno sospirano a causa tua quelli che ti amarono,
    di quando in quando sospirano se per caso si parla di te.

    Guardati freddamente, guarda freddamente quel che siamo...
    Se ti vuoi ammazzare, ammazzati...
    Non avere scrupoli morali, titubanze dell'intelligenza:
    che scrupoli o titubanze ha la meccanica della vita?

    Che scrupoli chimici ha l'impulso che genera
    le linfe, la circolazione del sangue, l'amore?
    Che memoria degli altri ha il ritmo allegro della vita?
    Ah, pov...

    Read the whole post...

    Last Post by orsonwelles il 6 Oct. 2013
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  4. Don Abbondio

    AvatarBy orsonwelles il 3 Oct. 2013
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    Nell'osservazione di Nietzsche secondo cui la morale cristiana, e in ispecie cattolica, nasconderebbe una fondamentale impotenza di vivere, c'è qualcosa di innegabilmente condivisibile: rinunciare alla vita e ai suoi infiniti affronti e colpi di martello per consacrarsi a un'astrazione, vivere nel grembo materno di una casa curiale e di un tempio dalle solide mura e dalle eleganti architetture; stare alla larga da ogni complicanza e studiare quelle altrui senza farle proprie. In fin dei conti, i Dieci Comandamenti sono massime di buon senso come i detti stoici ed epicurei, con i quali condividono dei comuni denominatori, fra cui la tendenza a limitare il desiderio allo stretto indispensabile, la consapevolezza della caducità dell'esistenza e il conseguente incentivo a mutuare ogni possibilità di rinuncia. Del resto la tenuta - si badi, non veridicità - del pensiero biblico è dimostrata anche da altre esperienze temporalmente e geograficamente distanti ma parallele, come la sumerica Epopea di Gilgamesh o ciò che resta del pensiero orfico o alcuni frammenti presocratici. Che si voglia attribuire o meno a tutti questi scritti una facciata trascendente e rivelatrice è già ermeneutica e perciò deviazione. Resta tuttavia un assioma: nessuna morale, solo senso pratico e totale mancanza di voglia di sobbarcarsi altre noie a quelle che già la vita riserva a iosa, consapevolezza che tutto ciò che ha un inizio giunge ad una fine, che l'arbitrio assoluto non esiste, ma solo ventagli più o meno ampi di scelte, e che a ciascuna di esse corrisponde un nesso di causalità ed effetto, che tutto ciò che è diviene e pertanto è decadimento e corruzione. Se poi dallo sgomento nell'osservare quest'immediatezza, si è voluta cavare l'esistenza di un Ente ingenerato ed eterno, fonte di sospensione del giudizio e imperturbabilità, bontà e benessere, soccorso e riscatto, un Demiurgo Supereroe Impalpabile ma Omni-qualunque-cosa, che salvi e sollevi da ogni piega e da ogni piaga la creatura afflitta, e che governi l'universo tutto con leggi imperscrutabili ma certe, questo è quello che muove il filosofo di Röcken a dire che l'uomo è sostanzialmente incapace di sopportare il peso tragico dell'esistenza, e che non è dato alcun essere al di fuori dell'esistere. Sostanzialmente non gli si può dar torto.
    Last Post by orsonwelles il 3 Oct. 2013
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  5. Del crepuscolo dell'uomo e del compito del nuovo aristocratico

    AvatarBy orsonwelles il 29 Sep. 2013
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    Siamo una specie animale contro natura: è il vecchio a dover chinare la testa, farsi da parte e soccombere, non il giovane. È l'uomo a doversi adattare all'ordine naturale e non questo all'uomo. Facciamo mattanza di piante e bestie oltre quanto ci occorrerebbe, quando gli altri animali uccidono per stretta necessità e per istinto predatorio. Di questo istinto, a noi è rimasto un gusto crudele e sadico nel vedere tutto ciò che è altro al di fuori del nostro io soffrire e perire senza che vi sia una necessità. Abbiamo eretto una torre di Babele al superfluo, alla ricchezza fine a sé stessa, alla scatocrazia. Compito dell'aristocratico moderno di ora come di allora - in senso etimologico del termine, il migliore - è spazzare via il pattume per il bene universale e lasciare quel poco che occorre e ancora c'è di buono. Potrebbe essere necessario cancellare quattro o cinque miliardi persone, che io vi faccia parte se non son degno di essere annoverato fra i migliori, ma che per una volta tutto avvenga senza il solito senso di colpa, che fino ad oggi ai nostri imbelli reggenti è del tutto mancato per i guasti provocati.
    Last Post by orsonwelles il 29 Sep. 2013
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  6. La volpe e l'uva

    AvatarBy orsonwelles il 28 Sep. 2013
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    Talora mi sento rispondere, ad una battuta, magari misogina: "Tu sei come la volpe con l'uva". "Si tesoro ma questo presuppone da parte tua una triplice presunzione: chi ti dice anzitutto che non arrivi alla vite, chi ti ha ingenerato la convinzione di essere uva, cosa ti fa pensare di essere succosa...".
    Last Post by orsonwelles il 28 Sep. 2013
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  7. Il Crepuscolo dei Vecchi

    AvatarBy orsonwelles il 28 Sep. 2013
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    Ricordo che qualcuno ha detto o scritto che noi siamo la generazione dei mille euro (super-tassati). Tra noi e il successo c'è una classe senescente di burocrati e plutocrati, vecchi, grassi, bitorzoluti, in abiti da uomo stretti da quanto sono gonfi di abbuffate... orribili a vedersi, con la barba ancora sporca di cibo, che pisciano senza lavarsi le mani, che cagano senza pulirsi, la cui puzza è coperta da profumi pacchiani: in tutto e per tutto nobilastri sfaccendati alla corte del Re Sole... Incollati alle loro poltrone non se ne staccano nemmeno con un piede nella fossa; sono dappertutto, nello Stato, negli enti locali, nelle aziende, ovunque... Costoro si beano della deità acquisita un tempo, quando ancora chi poteva e voleva fare qualcosa ci riusciva. Ora noi vorremmo e potremmo, ma abbiamo dinanzi a noi una muraglia di membra putrescenti e canescenti che difende lo status quo ante con forza insospettata, e la loro forza supera quella di noi giovani perché loro hanno i mezzi e noi no. Loro ci dicono: "Se ti sta bene bene se no levati dai coglioni!". Orsù, armiamoci contro questa spazzatura umana e facciamone scempio, bruciamoli questi vecchi fottuti di merda... Facciamone olocausto, senza pietà perché loro di noi non ne hanno; hanno dimenticato di essere stati giovani e ambiziosi a loro volta; sono solo vecchi magnati, sono sono sempre stati tali e lo saranno... Sangue e Fuoco a tutto ciò che puzza di catacomba...

    Altesdämmerung, das ist mein Kampf!

    Edited by orsonwelles - 29/9/2013, 07:30
    Last Post by elio77 il 20 Dec. 2013
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  8. Ser sem sentido

    AvatarBy orsonwelles il 7 Aug. 2013
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    O nosso ser é uma doida roda que vira,
    Um balouçar crescendo de balouço,
    da cuja altura o mundo se mira.
    O meu agrado e a minha delusão
    não ficam ao saber caído
    o que estava acima, no chão partido,
    Mas que neste mudar
    não há sentido este continuar.
    Hoje somos tudo o que éramos outrora,
    Amanhã seremos o que somos agora.
    Last Post by orsonwelles il 7 Aug. 2013
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  9. Di vacue amicizie e sensi unici

    AvatarBy orsonwelles il 7 Aug. 2013
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    Solitamente con gli amici funziona così: fintantoché ci si deve sorbire le loro lagne e geremiadi - tutte a senso unico e senza condizione di reciprocità - allora la sensibilità, la capacità di ascoltare, diventa indispensabile a tal punto da rendere chi ne è dotato un soprammobile onnipresente. Quando poi le cose cominciano a girare bene, o comunque meglio, allora ci si dimentica perfino di fare una chiamata, e tutte le promesse fatte di viaggi e luoghi lontani, esperienze da condividere, l'illusione di quella presunta comunione spirituale che induce il confidente a credere di dire cose che possano interessare il confessore - il quale certo, se non si considerasse amico, non si sorbirebbe queste sordide litanie - restano retaggio di una morta fantasia abbattuta dal rinsavire dell'amico dolente, un impegno di marinaio. Dal momento però, che quando sto male io, preferisco di gran lunga l'isolamento, senza tediare nessuno, "de iure condendo", esorto chi si sente identificato in questo mio pensiero, a non chiamarmi per raccontarmi i suoi acciacchi fisici e spirituali. Si arrangi, semplicemente, beva fino al coma etilico, si droghi fino all'overdose, si procuri volontariamente lesioni fisiche, aumenti la posologia dei farmaci che prende o dovrà prendere, alla bisogna. Grazie e ad maiora!
    Last Post by orsonwelles il 7 Aug. 2013
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  10. Recensione d'un pittore, prime impressioni dopo un vernissage

    AvatarBy orsonwelles il 7 Aug. 2013
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    Un mago dell'illusionismo... non si riesce a distinguere se il brutto soggettivo e oggettivo si manifesti nel quadro, nella modella o in ambedue le cose; se sia l'opera di un pittore che si improvvisa mediocre o di un mediocre che si improvvisa pittore... Ma esistono davvero delle categorie ontologiche ascrivibili alle vuote definizioni di bello e di brutto? O, come ci insegna Bernardo di Cluny, "Stat Roma pristina nomine, nomina nuda tenemus"?

    Gastone Spilimberti in arte il "Vil pintore" sembra volerci comunicare che l'orrido è un solido deforme e irregolare dalle molte facce, e come al medesimo istante non vi sia un fondo, né un confine, al baratro della bruttezza, come l'altro lato del bello oggettivo possa essere rappresentato attraverso una tecnica grossolana che rimanda ad un vago desiderio di ciò che sarebbe potuta essere l'opera in mano a un artista capace - ammesso e non concesso che sia mai esistito in ogni epoca e in ogni luogo un concetto di bello oggettivo - e dalle sue tele il dubbio pare risolversi in senso negativo, giacché tutt'al più sembra potersi parlare di un soggettivo e vago, ma pressoché unanime, malessere del fruitore. Tutto ciò è reso da un uso insipiente degli opposti: chiaro e scuro, il bene intrinseco dell'altrui opera al cospetto del male immanente di una tela stuprata da un pennello che segue le leggi del caso... il nero sembra volersi ribellare, espandersi, cancellare con le sue proprietà fisiche l'olocausto di tutti i colorifici e gallerie d'arte, non potendo più il bianco primigenio tornare al suo nitore virginale... un urlo trascendente in quanto, non rappresentato nella tela, ma trasfigurato nel disgusto interiore di chi la osserva.
    Last Post by orsonwelles il 7 Aug. 2013
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