LA BIBLIOTECA DI BABELE
  1. Di vacue amicizie e sensi unici

    AvatarBy orsonwelles il 7 Aug. 2013
     
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    Solitamente con gli amici funziona così: fintantoché ci si deve sorbire le loro lagne e geremiadi - tutte a senso unico e senza condizione di reciprocità - allora la sensibilità, la capacità di ascoltare, diventa indispensabile a tal punto da rendere chi ne è dotato un soprammobile onnipresente. Quando poi le cose cominciano a girare bene, o comunque meglio, allora ci si dimentica perfino di fare una chiamata, e tutte le promesse fatte di viaggi e luoghi lontani, esperienze da condividere, l'illusione di quella presunta comunione spirituale che induce il confidente a credere di dire cose che possano interessare il confessore - il quale certo, se non si considerasse amico, non si sorbirebbe queste sordide litanie - restano retaggio di una morta fantasia abbattuta dal rinsavire dell'amico dolente, un impegno di marinaio. Dal momento però, che quando sto male io, preferisco di gran lunga l'isolamento, senza tediare nessuno, "de iure condendo", esorto chi si sente identificato in questo mio pensiero, a non chiamarmi per raccontarmi i suoi acciacchi fisici e spirituali. Si arrangi, semplicemente, beva fino al coma etilico, si droghi fino all'overdose, si procuri volontariamente lesioni fisiche, aumenti la posologia dei farmaci che prende o dovrà prendere, alla bisogna. Grazie e ad maiora!
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